Tuttavia, questi segnali di nervosismo fanno comprendere che il lavoro svolto da tutti noi "critici" è di alta qualità, e ha rotto le uova nel paniere degli sciacalli vaccinatori.
Basterebbe ricordare al Sig. Corsello che i problemi col vaccino per la pertosse sono ben noti da tempo alla comunità scientifica: inutile lanciare allarmi terroristici infondati.
Pertosse
Nonostante l’uso esteso dei vaccini, in molti Paesi si prosegue ad assistere, da oltre un decennio, al ripresentarsi della malattia [Rif. 1 ; Rif. 2 ; Rif. 3 ; Rif. 4 ; Rif. 5].
Le ragioni della ricomparsa della malattia non hanno nulla a che vedere con la popolazione non vaccinata, e sono molteplici [Rif. 1 ; Rif. 2 ; Rif. 3]:
- cambiamenti nel genoma della Bordetella pertussis, che rendono meno efficaci ed inutili i vaccini
- diminuita potenza dei vaccini contro la Bordetella
- diminuzione della durata dell’immunità indotta dai vaccini
- miglioramenti nel riconoscimento clinico della pertosse
- generale disponibilità di migliori prove di laboratorio
La pertosse, causata dalla Bordetella pertussis, è caratterizzata da tosse ripetitiva parossistica, che usualmente termina con un’inspirazione forzata ad alta tonalità [l’urlo], con scarsa partecipazione sistemica e con linfocitosi.
La sintomatologia viene suddivisa in tre stadi: catarrale, parossistico e della convalescenza. Nel complesso durano da 6 a 8 settimane. Le manifestazioni cliniche dipendono anche dall’età e dallo stato immunitario. Alcuni bambini sviluppano un’immunità clinica e sierologica senza presentare una storia di pertosse classica, suggerendo la possibilità che esistano numerosi casi lievi, atipici o asintomatici.
Nella grande maggioranza dei casi una tosse di tipo pertussoide è dovuta dalla Bordetella pertussis: un piccolo cocco, immobile, Gram negativo, dotato di pili, pleiomorfo, di difficile coltivazione, incapace di sopravvivere nell’ambiente per periodi di tempo prolungati. Ma esistono altri agenti infettivi che possono causare, sia pur con minore frequenza, una malattia a carattere pertussoide: laBordetella parapertussis, la Bordetella bronchiseptica e alcuni Adenovirus.
La Bordetella parapertussis, molto vicina alla pertussis, è responsabile di una “sindrome pertussoide“, che è clinicamente indistinguibile dalla vera pertosse, pur avendo caratteri più lievi. La Bordetella parapertussis è responsabile di circa il 5% di tutti i casi di pertosse clinica.
Il bacillo della pertosse ha una composizione antigenica molto complessa che si presume sia molto importante per la colonizzazione degli esseri umani e nell’assicurare sopravvivenza e propagazione alle Bordetelle. Gli antigeni capaci di esplicare malattia nell’uomo sono di seguito elencati:
- Tossina della pertosse [TP] – induce linfocitosi, sensibilità all’istamina, attiva le β cellule pancreatiche e determina immunità
- Pertactina [PRN] – proteina della membrana esterna, promuove adesione all’epitelio respiratorio
- Emoagglutininza filamentosa [FHA] – partecipa all’aggancio all’epitelio ciliato respiratorio
- Agglutinogeni delle fimbrie – partecipano all’aggancio all’epitelio ciliato respiratorio
- Adenilato ciclasi – inibisce la funzione fagocitaria
- Citotossina tracheale – causa stasi ciliare e mostra un effetto citopatico sulla mucosa tracheale
- Tossina dermonecrotica termolabile – determina necrosi cutanea e vasocostrizione negli animali
- BrkA – proteina della membrana esterna, media l’aderenza e resiste al Sistema del Complemento
- Endotossina – contribuisce alla febbre e alle reazioni locali negli animali e probabilmente nell’uomo
Come vedremo, alcuni di questi antigeni costituiscono la parte essenziale dei moderni vaccini acellulari.
Negli ultimi anni è stato osservato in molte occasioni che la Bordetella pertussis, soprattutto per quanto riguarda gli antigeni TP e PRN, è soggetta a mutazioni che si presentano con una certa frequenza. E’ evidente che, sotto la pressione della forte copertura vaccinale, varianti spontanee, che di norma non dovrebbero trovare ragione di diffondersi, hanno trovato una maggiore opportunità a diffondersi. Mutatis mutandis, sembra che per la pertosse sta avvenendo qualcosa di simile a quanto è avvenuto per il virus dell’epatite B.
In sostanza, chi si vaccina contro la pertosse diventa untore della malattia. Inoltre, in tutti quei Paesi nei quali si usa il vaccino contro la pertosse in tutti i nuovi nati, la malattia è aumentata di frequenza fra gli adolescenti e il personale medico, soprattutto in soggetti che erano già stati sottoposti a vaccinazione.
I VACCINI CONTRO LA PERTOSSE
L’isolamento della Bordetella pertussis nel 1906 ha portato dopo qualche anno alla necessità di sviluppare un vaccino per la prevenzione della pertosse.
I primi casi furono empirici, per la mancanza di conoscenze della biologia della Bordetella e sulla sua correlazione con la patogenesi della malattia. Il successivo miglioramento delle conoscenze ha portato a un raffinamento delle metodiche di preparazione di un vaccino, fino alla preparazione di unvaccino intero, ottenuto in modo standardizzato e riproducibile. Negli anni 1980-1990 le ulteriori conoscenze della Bordetella e dei suoi componenti, soprattutto ad opera di ricercatori giapponesi, ha portato allo sviluppo degli attuali vaccini acellulari contro la pertosse. Il vaccino intero venne approvato negli Stati Uniti nel 1914 e fu combinato con l’anatossina difterica e tetanica nel 1948 [DTP]; l’uso di questo vaccino si estese gradualmente a tutto il mondo. Nel 1996 esso fu sostituito nella gran parte dei Paesi dal meno reattogeno [dannoso] vaccino acellulare [DTPa].
IL VACCINO INTERO
I vaccini cellulari, disponibili inizialmente sul mercato, furono solo i vaccini interi, costituiti da una sospensione di Bordetella pertussis, uccisa al calore, finemente triturata e inattivata con formolo. Il vaccino venne posto in commercio in Italia nel 1948, combinato con l’anatossina difterica e tetanica [DTP].
Il suo uso era accompagnato costantemente da reazioni locali e da effetti avversi sistemici in un discreto numero di casi, percentualmente superiori a quelli riscontrati con altri vaccini.
Il vaccino intero, anche quello più purificato, di più recente preparazione, contiene sia proteine sia acidi nucleici, peptidoglicani, lipidi e lipopolisaccaridi. Basta pensare alla complessità del patrimonio antigenico della Bordetella pertussis, ricco di oltre 3000 antigeni, per riconoscere che fra questi solo pochi sono necessari per la protezione, alcuni sono responsabili degli effetti collaterali e la maggioranza è immunologicamente indifferente. Fra gli altri, il vaccino contiene quantità elevate di lipopolissacaridi, responsabili di febbre, infiammazione e shock, senza che essi abbiano alcuna importanza nel conferire difese contro l’acquisizione della malattia. Altre tossine attive, presenti nel vaccino, come la citotossina tracheale e l’adenilato ciclasi, concorrono all’insorgenza dell’elevata percentuale di effetti avversi spiacevoli, senza offrire alcun vantaggio immunologico.
Il vaccino intero, costituito da una sospensione di cellule inattivate della Bordetella pertussis viene chiamato anche “vaccino cellulare“.
Primo difetto
Il primo difetto di questo vaccino consiste nel fatto che non esiste una prova in grado di riconoscere in modo preciso le capacità immunogene nell’uomo e quindi la sua efficacia e la sua reattogenicità, nei singoli lotti.
Ne è prova quanto avvenuto durante l’esecuzione del Progetto Pertosse a cura dell’Istituto Superiore di Sanità, durante il quale si verificarono anche casi di bambini intossicati da mercurio contenuto nei vaccini che manifestarono comportamenti molto simili a quelli che certi medici associano alle diagnosi neuropsichiatriche; dove la causa è stata ben recepita si è lavorato per disintossicare il bambino con un evidente miglioramento della sua qualità di vita, dove si è ricorso agli psicofarmaci il percorso si è dimostrato a dir poco lesivo per il sistema neurovegetativo del soggetto e l’equilibrio dell’intero nucleo familiare.
Nello stesso periodo, anche in Svezia, il vaccino intero, messo a confronto con i vaccini acellulari, dimostrò una bassissima potenza, sia come immunogenicità che come efficacia.
Contro un’efficacia propagandata dall’industria farmaceutica, intorno al 90%, nelle due ricordate esperienze l’efficacia sul campo si ridusse a un misero 36% in Italia e 48% in Svezia.
Si può concludere quindi che con il vaccino intero non è possibile stabilire a priori la sua potenza nell’uomo, per cui non sappiamo, usando un vaccino intero contro la pertosse, se abbiamo a che fare con un preparto efficace al 100% oppure con uno a potenza ridottissima. E’ possibile saperlo solo dopo avere sottoposto migliaia di bambini alla vaccinazione, o meglio, allasperimentazione in vivo con tutti i rischi connessi.
Secondo difetto
Il secondo difetto, altrettanto importante, risiede nella sua elevata reattogenicità.
Nei Paesi nei quali viene usato il vaccino cellulare [Olanda], si sente la necessità di migliorare la produzione, aumentando la potenza e la costanza dell’immunogenicità, grazie all’ottimizzazione dei processi di preparazione del vaccino.
Per aumentare l’effetto immunizzante è stato aggiunto ai vaccini un adiuvante, rappresentato, a seconda delle industrie farmaceutiche, da idrossido o da fosfato di alluminio.
Attualmente in Italia non è più disponibile in commercio alcun vaccino intero contro la pertosse, la difterite e il tetano, mentre in alcuni Paesi occidentali e in molti Paesi in via di sviluppo esso trova ancora largo impiego, con tutte le problematiche di reazioni avverse e diffusione di epidemie ad esso connesse.
E’ molto probabile che il vaccino intero scompaia definitivamente dal mercato anche nella maggioranza dei Paesi in via di sviluppo, nell’arco di qualche anno. Ma bisogna ricordare che è prodotto in molti Paesi, perché il prezzo di preparazione è relativamente basso, soprattutto ai vaccini acellulari. Ogni Paese valuterà in futuro la propria esperienza su costo, efficacia ed effetti collaterali del vaccino intero nei confronti dei vaccini acellulari.
La maggior parte dei bambini del mondo è vaccinato con il vaccino intero, prodotto localmente a basso prezzo, e questo giustifica maggiormente la recrudescenza di epidemie di pertosse.
VACCINI ACELLULARI
Come abbiamo visto, i vaccini interi contro la pertosse, per l’elevato grado di reattogenicità e l’incostanza del loro effetto sul campo, sono stati limitati nella pratica vaccinale.
Ne consegue che l’attenzione dei ricercatori è stata rivolta, negli ultimi tre decenni, alla preparazione di un vaccino contro la pertosse che fosse meno reattogeno e più costante nella sua immunogenicità e quindi nel suo effetto sul campo. Si raggiunse presto la convinzione che un vaccino ideale contro la pertosse avrebbe dovuto contenere solo gli antigeni necessari alla protezione e dovrebbe essere privo di quelle sostanze non utili o meglio dannose. Le migliori conoscenze sulla biologia della pertosse e l’isolamento delle componenti essenziali nella patogenesi e nell’immunità della malattia hanno portato allo sviluppo, inizialmente in Giappone, di vaccini costituiti da antigeni specifici[acellulari] che contenevano tossina della pertosse [TP], emoagglutinina filamentosa [FHA], e più di rado agglutinogeni delle fimbrie e pertactina [PRN].
Vaccini giapponesi
Alla fine del 1981, sei vaccini acellulari contro la pertosse vennero approvati in Giappone, in combinazione con l’anatossina difterica e tetanica e in sostituzione dei vecchi vaccini interi.
Questi vaccini, prodotti da sei aziende farmaceutiche, avevano una composizione diversa. In generale possono essere suddivisi in due tipi: “B” e “T“, con le sigle delle due più importanti aziende giapponesi, la Biken e la Takeda.
Il vaccino tipo “B” conteneva le stesse quantità di tossina della pertosse [TP] e emoagglutinina filamentosa [FHA], mentre i cinque vaccini di tipo “T” contenevano più FHA e meno TP del vaccino di tipo “B“.
I vaccini di tipo “T” inoltre contenevano gli agglutinogeni delle fimbrie e almeno uno di essi [quello prodotto dalla Takeda] comprendeva la pertactina [PRN]. Durante la preparazione veniva allontanato circa il 90% della endotossina. La TP veniva detossificata con il formolo, in modo tale da ridurre il suo effetto sulla sensibilizzazione all’istamina [ovvero, reazione allergica] e sulla linfocitosti reattiva [ovvero, una forma di leucemia].
Questi vaccini sono stati usati in Giappone solo per vaccinare bambini in età superiore ai 2 anni.
Sviluppo ulteriore dei vaccini acellulari
Stimolati dall’esperienza giapponese, in altri Paesi vennero sviluppati vaccini acellulari diversi [è stato raggiunto il numero di 24 complessivamente], per la preparazione dei quali vennero usate tecniche e combinazioni diverse di antigeni della pertosse.
In questo campo si distingue l’apporto dell’Italia [Chiron, oggi Novartis] che ha presentato unatossina della pertosse [TP] preparata dall’ingegneria genetica che, a detta del produttore, è biochimicamente e immunologicamente indistinguibile dalla TP dei ceppi selvaggi ed è almeno un milione di volte meno tossica.
Vaccini acellulari in commercio
Come è stato scritto in precedenza, in mancanza di una prova valida di efficacia, la potenza dei singoli lotti di vaccino viene valutata sulla base della risposta anticorpale a tossina della pertosse[TP], emoagglutinina filamentosa [FHA], agglutinogeni delle fimbrie [FIM] e pertactina [PRN] in topi immunizzati, usando la tecnica ELISA.
Esistono in commercio vaccini acellulari a un antigene, due antigeni, tre antigeni e vaccini acellulari combinati.
Negli USA dal 21 agosto 1992 ad oggi la Food and Drug Administration [FDA] ha approvato l’uso dei vaccini acellulari descritti nella seguente tabella
A proposito di tutti questi vaccini e della loro intercambiabilità, il Red Book 2012 XXIX Edizioneafferma che
Non tutti gli esperti della comunità scientifica sono concordi con questo modo di pensare, in quanto la presente attitudine che tutti i vaccini DTPa siano uguali rappresenta un cattivo servizio per i bambini, e la realtà dei fatti sta dimostrando la fondatezza delle critiche. Fra questi, segnaliamo il Dr. James Cherry [medico e ricercatore presso la UCLA], esperto di primo piano nella pertosse, chiamato ad esprimere un parere sulla recente peggiore epidemia di pertosse nella popolazione vaccinata della California.
Il vaccino contro la pertosse, che già faceva parte del vaccino contro la difterite e il tetano, nei vecchi vaccini combinati, oggi si trova a far parte di numerosi nuovi vaccini combinai, molti dei quali sono in commercio in Italia.
I vaccini devono essere mantenuti in frigorifero alla temperatura di 2-8 °C. Inoltre, la conservazione del vaccino a -3 °C per 24 ore altera l’immunogenicità dei vaccini contro la pertosse.
Reazioni e complicazioni
Se del sangue umano fresco viene messo in contatto in vitro con gli antigeni costituenti il vaccino difterite, tetano e pertosse acellulare, nel sangue di alcuni donatori si forma un’elevata quantità di IL-6 [interleuchina 6], che, come si sa, costituisce una risposta mediata dal toll-like recettore 4: la risposta risulta dovuta principalmente all’anatossina difterica, contenuta nel vaccino.
La pubblicazione che maggiormente risponde alle domande sulla reattogenicità dei vaccini acellulari è quella del Multicenter Acellular Pertussis Trial, nella quale vengono confrontati gli effetti collaterali di 13 vaccini acellulari nei confronti di due vaccini interi.
Effetti collaterali lievi
Fra i numerosi vaccini acellulari ci sono significative differenze rispetto all’eritema, allatumefazione e al dolore in sede di iniezione, ma non per lo stato di agitazione, per lasonnolenza, per l’anoressia e per l’uso/abuso di antipiretici.
Le reazioni alla seconda e alla terza dose di immunizzazione dopo DTPa è più facile che avvengano nei lattanti che hanno presentato la stessa reazione nella precedente immunizzazione.
La tumefazione dell’arto inizia dopo 1-2 giorni dalla vaccinazione e dura 1-3 giorni per poi scomparire completamente.
Effetti collaterali gravi
Secondo l’esperienza giapponese l’introduzione di nuovi vaccini acellulari e lo spostamento dell’età alla prima dose [in Giappone – a differenza dell’Italia – la vaccinazione contro la pertosse inizia all’età di 2 anni !!! ] ha portato a una notevole riduzione degli effetti collaterali gravi: i gravi eventi neurologici e le morti si ridussero di più di 18 volte durante i 13 anni di uso dei vaccini acellulari, in confronto con quanto avvenuto nei precedenti 11 anni, durante i quali venne usato il vaccino intero.
Dati simili sono stati raccolti anche negli USA. Gli episodi di ipotonia-iporesponsività e convulsioni appaiono anche dopo i vaccini acellulari, ma con una frequenza inferiore a quella drammatica che fece seguito alla vaccinazione con vaccino intero.
Va notato che per questi episodi – tutt’altro che rari – mal si prestano le prove di efficacia sul campo, che sono limitate a qualche migliaio di bambini, Per questo motivo sarebbe auspicabile da parte di tutti una particolare attenzione nella segnalazione delle reazioni avverse dopo l’entrata in commercio dei vaccini, quando si passa alla loro applicazione a milioni di soggetti.
Lo studio del Multicenter Acellular Pertussis Trial, sull’immunogenicità e sulla sicurezza dei 13 vaccini acellulari disponibili, è stato esteso alla quarta dose di richiamo, eseguita in bambini che avevano ricevuto la vaccinazione primaria a 2, 4 e 6 mesi, per un confronto fra i risultati della vaccinazione con vaccino acellulare e con vaccino intero. Le manifestazioni locali dopo vaccino acellulare [quarta dose dal 15° al 20° mese] sono state più evidenti di quelle notate durante la vaccinazione primaria; è interessante sottolineare che gli eventi avversi dopo il richiamo con un vaccino acellulare furono molto più intensi e frequenti in quelli che avevano ricevuto le prime 3 dosi con vaccino acellulare, mentre furono meno evidenti in quelli che avevano ricevuto le prime 3 dosi di vaccino intero. Inoltre, va sottolineato che i bambini che avevano ricevuto il vaccino intero sia per la vaccinazione primaria sia per il richiamo presentarono più spesso irritabilità, eritema, tumefazione e dolore, in confronto a quelli che avevano ricevuto come richiamo il vaccino acellulare.
Uno studio sull’immunizzazione primaria di 239 bambini prematuri con età gestazionale inferiore a 35 settimane effettuato da M. Pourcyrous et al [Journal of Pediatrics, 2007] è stato condotto per determinare l’incidenza di eventi cardio-respiratori e anormali elevazioni di proteina C-reattiva [PCR] associati con la somministrazione di un vaccino singolo o più vaccini contemporaneamente a circa due mesi di età. I vaccini dati erano: DTaP [Infanrix], Hib [ActHIB]), HBV [Engerix-B], IPV [Inattivato IPOL ™] e PCV7 [Prevnar]. Elevazioni dei livelli di PCR si sono verificati nel 70% dei neonati ai quali sono stati somministrati vaccini mondose e nell’85% di quelli ai quali sono stati somministrati vaccini multipli, di cui il 43% ha raggiunto livelli anormali. Nel complesso, il 16% dei neonati ha manifestato un evento potenzialmente letale associato al vaccino; evento cardio-respiratorio con episodi di apnea [cessazione della respirazione] e/o bradicardia [anormale rallentamento della frequenza cardiaca]. Emorragie Intraventricolari [cervello] si sono verificate nel 17% di quelli che hanno ricevuto i vaccini singoli e nel 24% di quelli che hanno ricevuto vaccini multipli. Inoltre, lo studio Pourcyrous ha osservato che il vaccino DTaP è stato associato alla più alta incidenza di evento cardio-respiratorio in tutti quei neonati ai quali è stato somministrato un singolo vaccino:
1. Infiammazione del cervello come indicato dal test PCR elevato.
2. Gonfiore [edema] come uno dei segni cardinali dell’infiammazione del cervello.
3. Evento cardio-respiratorio potenzialmente letale.
4. Emorragia cerebrale.
2. Gonfiore [edema] come uno dei segni cardinali dell’infiammazione del cervello.
3. Evento cardio-respiratorio potenzialmente letale.
4. Emorragia cerebrale.
Lo studio Pourcyrous genera anche una domanda. Perché nello studio Pourcyrous si sono verificate quasi invariabilmente emorragie cerebrali a livello intraventricolare anziché subdurale? Per approfondimenti rimandiamo all’articolo Autismo, vaccini e infiammazione cerebrale.
Episodi di ipotonia-iporesponsività [HHE], ritenuti in passato come espressione tipica degli effetti collaterali dopo vaccinazione con vaccino intero, continuano ad essere presenti anche dopo l’introduzione del vaccino acellulare, seppure in numero ridotto. L’incidenza va da 1/1000 vaccinazioni a 1 caso/6000. Ad oggi, nessuno è in grado di escludere che episodi di HHE possano avere ripercussioni sullo sviluppo neurologico del bambino. Tuttavia, i programmi vaccinali demenziali proposti proseguono a consigliare di eseguire la schedula standard di vaccinazione.
Dopo la dose di richiamo fra i 4 e i 6 anni [corrispondente alla nostra quarta dose], le reazioni locali sono più evidenti, anche se sono meno frequenti e meno gravi dopo vaccino acellulare rispetto a quelle osservate a vaccino intero. E’ stato visto che le reazioni dopo la dose di richiamo, con sei diversi vaccini acellulari, genera gli stessi effetti collaterali, qualunque sia stato il vaccino iniziale. Pertanto, sono soprattutto le dosi di richiamo a 4-6 anni che sono responsabili delle maggiori reazioni locali e generali dopo la vaccinazione: sono probabilmente anche le risposte immunitarie cellulo-mediate le responsabili della comparsa di questi effetti collaterali.
Con un’incidenza variabile da 3-6 casi /10000 possono comparire nella sede d’iniezione, dopo la quarta o la quinta dose, dei noduli pruriginosi che possono persistere per oltre 2 mesi. Essi non sono collegati con un tipo o un altro di vaccino e sono dovuti a manifestazioni allergiche causate dai sali d’alluminio. Infatti, i vaccini con idrossido di alluminio causano più spesso eritema e indurimento nella sede d’iniezione.
Fra gli effetti collaterali più spesso ricordati dopo la vaccinazione con DTPa ci sono quelli a carico del Sistema Nervoso Centrale. Un nesso causale con gli spasmi infantili è spesso sospettato, e tacitamente riconosciuto, per un collegamento temporale con la vaccinazione.
E’ stato anche sospettato un rapporto fra vaccinazione DTPa e SIDS, per il quale vi rimandiamo all’approfondimento relativo al vaccino combinato esavalente e sindrome della morte improvvisa infantile [parte prima e parte seconda]
Che la vaccinazione DTPa induca, sia localmente che in tutto l’organismo, una risposta immunitaria con ampia partecipazione delle IgE è una condizione accettata da tutti. La pubblicazione che contiene la più ampia spiegazione delle forti reazioni locali in seguito all’inoculazione delle dosi di richiamo è quella di Edelman e collaboratori del 1999, secondo la quale è la presenza di IgE verso la tossina della pertosse [TP-IgE] la causa delle manifestazioni di dolore, edema esteso e arrossamento, nell’arto nel quale è stata eseguita la vaccinazione di richiamo. Le TP-IgE sono state trovate nel 18% dei vaccinati, dopo la vaccinazione primaria, e nell’86% dopo la vaccinazione di richiamo. La risposta è stata uguale sia nei soggetti allergici sia nei non allergici. I bambini che presentavano le reazioni più evidenti erano quelli che avevano livelli più elevati di TP-IgE. Inoltre, numerosi ricercatori hanno riscontrato che la somministrazione nel lattante e nel bambino degli antigeni della pertosse, sia come vaccino intero sia come vaccino acellulare, determina un aumento delle IgE nel siero e predispone alla sensibilizzazione verso gli allergeni ambientali prevalenti.
Gli eventi avversi ai vaccini combinati esavalenti sono paragonabili a quelli osservati dopo la somministrazione di DTPa [Rif. 1 ; Rif. 2 ; Rif. 3]. Da segnalare che nel 2003 l’EMEA [ora EMA] ha condotto una dettagliata revisione a proposito di 5 decessi insorti in bambini, entro 24 ore dalla vaccinazione con vaccino esavalente. La riunione di esperti in arti pilatesche si conclude che non è possibile stabilire un rapporto causa/effetto fra questi tragici eventi e il vaccino esavalente.
Controindicazioni e precauzioni
Mentre il vecchio DTP intero aveva le sue precise controindicazioni, per il vaccino DTPa, quelle stesse situazioni vengono considerate solo come delle precauzioni, in base alle quali pediatra e genitori devono valutare caso per caso i rischi e i benefici, lasciando da parte le esigenze commerciali che spingono insistentemente la promozione vaccinale.
Sono da considerare con sospetto:
- febbre uguale o superiore a 39 °C, entro 48 ore dalla somministrazione di DTPa, non attribuibile ad altra causa identificabile
- collasso o stato shock-simile [episodio di ipotonia-iporesponsività], entro 48 ore dalla vaccinazione
- pianto persistente per 3 o più ore, sempre insorgente entro 48 ore
- convulsioni, con o senza febbre, insorgenti entro 3 giorni
Fra le controindicazioni totali alla somministrazione del vaccino DTPa sono da ricordare alcune condizioni:
- un’immediata reazione anafilattica; come al solito [purtroppo per genitori e soccorritori] in questi casi è difficile stabilire quale delle componenti il vaccino sia responsabile dello stato di shock, per cui conviene sospendere la vaccinazione con il vaccino DTPa. Inoltre, considerando pediatri ansiogeni che sottolineano l’importanza della vaccinazione contro il tetano, i soggetti che hanno presentato una reazione anafilattica è bene che siano inviati prima ad un allergologo per la valutazione del caso e se viene consigliata la vaccinazione richiedere sempre una dichiarazione scritta di assunzione di responsabilità dello specialista, affinché la responsabilità non ricada su ignari genitori.
- la presenza di un’encefalopatia in evoluzione, non attribuibile a un’altra causa identificabile. L’insorgenza di un’alterazione acuta grave del sistema nervoso, insorta entro 7 giorni dalla vaccinazione, comprende la perdita di coscienza, uno stato di non responsività o convulsioni generalizzate o focali, che persistano per qualche ora, senza scomparsa del quadro di sofferenza cerebrale entro 24 ore.
- lattanti e bambini con una situazione patologica neurologica sottostante, dimostrata, possibile o potenziale, presentano un problema comune: essi sono a rischio aumentato di manifestare reazioni neurologiche entro 2-3 giorni dalla vaccinazione, per cui se le manifestazioni non sono stabilizzate, la vaccinazione DTPa non deve essere somministrata finché il quadro non sia stato appieno interpretato.
Contro la pertosse sono state vinte alcune battaglie ma, ad oggi, è stata persa la guerra.
La pertosse non può essere controllata semplicemente con l’attuale programma di vaccinazione per diverse ragioni:
- esiste una “popolazione finestra”, rappresentata dai lattanti dei primi 3 mesi, che, anche nella più attenta campagna di vaccinazione, rimane suscettibile [molto spesso a causa della scarsissima attività degli anticorpi specifici trasmessi dalla madre];
- l’elevatissima contagiosità dell’infezione;
- non esiste un indicatore clinico della malattia: la sintomatologia per 1-2 settimane, anche nei casi tipici, è vaga e sovrapponibile a quella di qualsiasi altra infezione delle vie aeree superiori;
- la protezione della vaccinazione risulta limitata nel tempo;
- il superamento della malattia non conferisce un’immunità duratura;
- sono sempre possibili, nei Paesi “bonificati”, epidemie d’importazione da Paesi dove la pertosse è presente;
- agenti patogeni differenti dalla Bordetella pertussis sono responsabili di sindromi pertussoidi che, ovviamente, non risentono dell’azione della vaccinazione [perché non esiste un’immunità crociata fra le diverse Bordetelle];
- le ultime grandi epidemie negli Stati Uniti insegnano che “chi si vaccina è l’untore della malattia“. FONTE: autismovaccini.org