Nel corso del mese di agosto e settembre 2010, ho scritto diversi articoli per Infowars.com riguardanti il finanziamento, ammesso dalla Fondazione Rockefeller, sullo sviluppo di vaccini anti-fertilità, destinati alla “distribuzione di massa”. Siccome l’agenda di spopolamento accelera, sembra ancor più rilevante ri-inviare questi articoli.
La Rockefeller Foundation ha sviluppato vaccini per la “Massiva” riduzione della fertilità
Nel suo rapporto annuale del 1968, la Fondazione Rockefeller ha riconosciuto di finanziare lo sviluppo dei cosiddetti “vaccini anti-fertilità” e la loro attuazione su vasta scala. Da pagina 51 in poi leggiamo:
“(…) Diversi tipi di farmaci sono noti per diminuire la fertilità maschile, ma quelli che sono stati testati hanno gravi problemi di tossicità. Molto poco lavoro è in corso sui metodi immunologici, come i vaccini, per ridurre la fertilità e molta più ricerca è necessaria se si vuole che si trovi una soluzione.”
La possibilità di utilizzare i vaccini per ridurre la fertilità maschile, è qualcosa che doveva essere indagato ulteriormente, secondo la Fondazione Rockefeller, anche perché la pillola orale e la IUD, non erano adatti per la distribuzione su larga scala:
“Siamo di fronte al pericolo che nel giro di pochi anni questi due metodi “moderni”, in cui sono state riposte tante speranze, potranno infatti rivelarsi impraticabili su larga scala.”
“E’ stato suggerito l’innesto di un impianto sottocutaneo semipermanente o rinnovabile di questi ormoni, ma le difficoltà che ne deriverebbero, non sono state determinate.”
Dicendo che la ricerca finora era stata troppo bassa per essere in grado di produrre risultati sostanziali, la relazione è stata irremovibile:
“La Fondazione si adopererà per contribuire a colmare questa importante lacuna in diversi modi:
1 – “Favorire lo sviluppo fornendo supporto parziale ad alcuni centri di eccellenza nelle università e istituti di ricerca negli Stati Uniti e all’estero in cui i metodi e i punti di vista della biologia molecolare collaborano con i più tradizionali approcci di istologia, embriologia, endocrinologia e nella ricerca pertinente per lo sviluppo di metodi di controllo della fertilità;”
2 – “Sostenere la ricerca dei singoli ricercatori, orientati verso lo sviluppo di metodi contraccettivi o di informazioni di base sulla riproduzione umana rilevante a tali sviluppi;”
3 – “Incoraggiare, mettendo a disposizione fondi per la ricerca, nonché con altri mezzi, gli investigatori a rivolgere la loro attenzione su aspetti della ricerca biologica riproduttiva che hanno implicazioni per la fertilità umana e il suo controllo;”
4 – “Incoraggiare gli studenti di biologia e biochimica, ad eleggere una carriera nel campo della biologia riproduttiva e controllo della fertilità umana, attraverso il sostegno di programmi di ricerca e di insegnamento nei dipartimenti di zoologia, biologia e biochimica.”
La lista potrebbe continuare all’infinito. La motivazione per tali attività, secondo la RF?
“Ci sono circa cinque milioni di donne povere in America che hanno bisogno di un servizio di controllo delle nascite (…). La fertilità incontrollata degli indigenti, fa molto per perpetuare la povertà, l’ineducazione e la sottoccupazione, non solo nelle baraccopoli urbane, ma anche nelle aree rurali depresse”.
Non passò molto tempo, prima che tutti gli sforzi della Fondazione cominciarono a produrre effetti. Nel rapporto annuale del 1988, la RF, era felice di riferire i progressi compiuti dalla ‘Divisione per la Popolazione’ della Fondazione nel campo dei vaccini anti-fertilità:
“L’Istituto Nazionale dell’India di Immunologia ha completato con successo nel 1988 la prima fase di sperimentazione con tre versioni di un vaccino anti-fertilità per le donne. Sponsorizzato dal governo indiano e sostenuto dalla Fondazione, le prove hanno stabilito che con ognuno dei vaccini testati, è previsto almeno un anno di protezione contro la gravidanza, sulla base dei livelli di anticorpi formatisi in risposta al programma di immunizzazione”.
Nel 1997, la recensione del ‘Centro Internazionale indiano basato per l’Ingegneria Genetica e Biotecnologia’, sui vaccini anti-fertilità, non ha mancato di riconoscere il suo principale benefattore:
“Il lavoro sui vaccini LHRH e HCG è stato sostenuto da borse di ricerca della Fondazione Rockefeller, (…).”
Nel 1990, il lavoro sui vaccini anti-fertilità è andato in overdrive, specialmente nelle nazioni del terzo mondo. Allo stesso tempo, l’obiettivo della de-popolazione ha cominciato a muoversi a disagio con tutto questo parlare di riduzione della popolazione e dei vaccini come mezzo per raggiungerlo.
Betsy Hartman, direttore del Programma Popolazione e Sviluppo presso l’Hampshire College, Massachusetts, spiega nel suo saggio, ‘Il controllo della popolazione nel nuovo ordine mondiale’:
“Anche se un vaccino è stato testato solo su 180 donne in India, è stato annunciato lì, come ‘sicuro, privo di effetti collaterali e completamente reversibile. La comunità scientifica sa molto bene che tali affermazioni sono false. Per esempio, rimangono ancora molte domande circa l’impatto a lungo termine dei vaccini sul sistema immunitario e sul ciclo mestruale. Vi sono anche prove, su pellicola, riguardanti donne a cui vengono negate informazioni sui vaccini negli studi clinici. Tuttavia, i vaccini vengono preparati per l’uso su larga scala.”