L’allarme ftalati non cessa di suonare. Le sostanze chimiche, accusate di danneggiare il sistema riproduttivo, sono presenti nella dieta di tutti i giorni. In misura doppia rispetto ai livelli di sicurezza.
Ricordate il problema degli ftalati nei giocattoli? Nel rapporto del 2012 “Attenzione agli ftalati,” il ministero della Salute italiano dichiarava: “Gli ftalati sono prodotti chimici che vengono aggiunti alle materie plastiche per migliorarne la flessibilità e la modellabilità. Sono sostanze tossiche per la riproduzione, soggette a restrizione europea: il loro utilizzo non è consentito a concentrazioni superiori allo 0,1%, né nei giocattoli, né negli articoli destinati all’infanzia; il motivo della restrizione è dovuto al pericolo di esposizione che può derivare dal masticare o succhiare per lunghi periodi di tempo oggetti che contengono ftalati”.
Queste sostanze, infatti, migrano con facilità dai prodotti all’organismo dei bambini, attraverso il semplice contatto, ancor più se vengono messi in bocca. Gli ftalati sono stati banditi nel 1999 nei prodotti per la dentizione a livello europeo perché possono causare danni al fegato, ai reni e ai testicoli. Sono considerati interferenti endocrini che agiscono sul testosterone e sullo sperma.
Un nuovo studio americano ha ora scoperto che un bambino che segue una dieta comune consuma il doppio del livello di ftalati che l’Environmental Protection Agency ritiene sicuro. Secondo la ricerca, pubblicata sulla rivista Envirnmental Health, le carni, in particolare il pollame, il latte intero, la panna, le margarine e alcuni oli da cucina contengono alte concentrazioni di queste sostanze pericolose.
La ricercatrice Sheela Sathyanarayana, professoressa associata di pediatria presso la University of Washington School of Medicine, e il suo team hanno esaminato 17 studi che hanno misurato le concentrazioni di ftalati nei prodotti alimentari negli Stati Uniti e all’estero, analizzando diversi modelli di dieta. Come previsto, il regime alimentare a base di frutta e verdura si è dimostrato quello che non espone i consumatori a livelli eccessivi di ftalati, mentre quello ad alto contenuto di carne e latticini è risultato pericoloso per i bambini e gli adolescenti. La dieta tipica degli Stati Uniti si è mostrata sicura per gli adulti, ma i ricercatori sono rimasti sorpresi quando hanno rilevato che nei bambini supera di gran lunga il limite di 20 microgrammi di ftalati per chilo di peso corporeo al giorno che l’Epa ha fissato come livello di sicurezza.
Ma come avviene la contaminazione degli alimenti? Gli studiosi ipotizzano che gli ftalati possano migrare dai materiali in PVC come i tubi utilizzati nel processo di mungitura, i film per l’imballaggio alimentare, i guanti utilizzati nella preparazione degli alimenti, i nastri trasportatori. Questi composti si trovano anche negli inchiostri da stampa e negli adesivi sugli involucri alimentari.
I ricercatori hanno stilato una serie di consigli per ridurre al minimo l’esposizione dei bambini: acquistare prodotti a basso contenuto di grassi, come latte scremato e formaggi “magri”; evitare panna, latte intero e carni grasse. Acquistare frutta e verdura fresche o congelate. Evitare cibi in scatola e trasformati. Ridurre al minimo l’uso di prodotti per la cura personale che contengono ftalati (ad esempio le creme cosmetiche). Utilizzare vetro, acciaio inossidabile, ceramica o legno per conservare alimenti invece di materie plastiche; non utilizzare materie plastiche in policarbonato per contenere liquidi caldi. Ridurre al minimo l’acquisto di prodotti che contengono sostanze chimiche. Togliere le scarpe prima di entrare in casa per evitare di introdurre polvere contaminata da sostanze chimiche; mantenere tappeti e davanzali puliti.
(lifegate.it)