Uno dei tanti casi che più sta facendo discutere parte di questo Paese, sempre meno democratico, a partire dal premier non eletto dai cittadini, è quello che vede coinvolta la cittadinanza del porto di Gioia Tauro dove gli abitanti sono in subbuglio e allarmati per il trasbordo che avverrà da qui a poco delle armi chimiche siriane dal cargo danese Ark Futura alla nave statunitense Cape Ray.
La domanda nasce spontanea: è possibile che i nostri governanti si offrano sempre come ‘eroi’ nelle situazioni più pericolose e costose incoscienti dei rischi ai quali sottopongono i loro cittadini, in nome di un riconoscimento a volte anche solo a parole da parte dell’Europa che a nulla serve in un momento come quello che stiamo attraversando dove la disoccupazione cresce di giorno in giorno come il nostro debito pubblico.
Incuranti di tutto questo come denunciano le stesse autorità del posto non ritengono neanche necessario spiegare agli abitanti di Gioia Tauro quali siano le sostanze che dovranno essere trasbordate e così c’è chi denuncia: «Non abbiamo neppure certezza sul materiale trasportato dalla nave. C’è chi parla dei gas Iprite e Sarin, dagli effetti mortali, chi addirittura sostiene che il carico comprenda armi intere pronte per l’uso».
La gente qui sembra essere stanca di vedersi piovere addosso come tegole quelle che vengono considerate sventure e c’è anche chi azzarda che questo accade «perché apparteniamo a una regione povera. La Calabria è l’anello debole dell’Italia. E comunque l’errore è stato commesso a monte: Norvegia, Francia e Albania hanno rifiutato l’operazione, noi no».
Ma come sempre a nulla servono e sono servite le proteste, una volontà superiore, probabilmente quella della finanza della massoneria deviata ha deciso e a noi cittadini che lottiamo per il non cambiamento non ci resta che abbassare la testa e dire: Signor sì! Almeno fino a quando non decideremo di unirci e combattere queste ingiustizie …
Guerriero del Risveglio