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Haarp non solo genera un clima balordo,ma buca anche la ionosfera terrestre!

HAARP: effetto devastante sul clima!

di Angelo Severino ©
“Malgrado le convenzioni esistenti, la ricerca militare si applica attualmente alla manipolazione dell’ambiente come arma, come è il caso ad esempio del sistema HAARP con base in Alaska”. Lo scriveva nel 1999 la Commissione Europea per gli affari esteri, la sicurezza e la politica di difesa. Poi ci fu il silenzio totale.
Si chiama eco-terrorismo, attraverso il quale si può alterare il clima, provocare terremoti ed eruzioni di vulcani, anche da lontano, utilizzando l’uso di onde elettromagnetiche. I primi esperimenti che hanno interessato la ionosfera li possiamo datare 1958 con il“Progetto Argus” e 1962 con il “Progetto Starfish” per poi arrivare, anno dopo anno, al 1993 che ha ufficializzato il “Programma Haarp” (High-Frequency Active Auroral Research Program) gestito congiuntamente dall’US Air Force e dall’US Navy ossia dalla Marina Militare e dalle Forze Armate degli Stati Uniti d’America.
L’Haarp, che si trova a Gakona nell’Alaska, è stata progettata per “capire, simulare e controllare i processi della ionosfera che potrebbero alterare le prestazioni dei sistemi di comunicazione e di sorveglianza”. L’Haarp non sarebbe un esperimento isolato ma farebbe parte integrante di un progetto per la costruzione di un laboratorio spaziale gestito dagli Stati Uniti.
Nella seduta del 13 luglio 1995 il presidente del Parlamento Europeo comunicò di aver trasmesso all’apposita commissione la proposta di risoluzione dell’on. Rehn Rouva sull’uso potenziale delle risorse di carattere militare per le strategie ambientali. Il successivo progetto di relazione venne esaminato in diverse riunioni svoltesi nel 1998 dalla Commissione per gli affari esteri, la sicurezza e la politica di difesa nonché dalla sottocommissione per la sicurezza e il disarmo.
La relazione finale fu depositata il 14 gennaio 1999, a quasi quattro anni da quando fu proposta. Nella risoluzione si faceva notare che, malgrado esistessero delle convenzioni internazionali, tuttavia si stavano sperimentando nuove strategie militari con la messa a punto di armamenti impropriamente definiti “non letali” com’è il caso, ad esempio, del sistema Haarp con base in Alaska che prevede la manipolazione dell’ambiente come arma.
Il 5 febbraio 1998 la sottocommissione sicurezza e disarmo del Parlamento Europeo ha organizzato un’audizione pubblica sullo Haarp e sulle cosiddette armi non letali. Quello che segue si basa su quell’audizione.
Nuove strategie di armamento
Le cosiddette armi non letali non sono un nuovo tipo di armi, ma esistono ormai da molti anni sotto forma, ad esempio, di idranti per disperdere dimostranti, proiettili di gomma e gas lacrimogeni. Oggi sono però state messe a punto tecniche ben più avanzate che, sebbene possano provocare notevoli danni e persino l’invalidità o la morte, vengono chiamate non letali. Sono state messe a punto tecnologie in grado di agire sia contro le cose che contro la persona.
Un esempio sono le armi acustiche che, producendo suoni molto bassi, i cosiddetti infrasuoni, possono confondere e disorientare e quindi neutralizzare il nemico. Altri esempi sono gli schiumogeni a base di colla e i laser accecanti. I coloranti chimici immessi nell’acqua possono nuocere sia all’agricoltura sia alla popolazione.
Con l’aiuto di raggi elettromagnetici si possono mettere fuori funzione i sistemi informatici, di navigazione e di comunicazione del nemico. Le cosiddette armi non letali possono essere impiegate anche contro le infrastrutture e le autorità di uno Stato, mettendo fuori uso la rete ferroviaria o creando il caos nel mondo finanziario di un paese. Il comune denominatore di queste armi è che sono progettate per ritardare, ostacolare e battere un potenziale nemico a “livello strategico”.
Il fatto che tutti questi vari tipi di armi rientrino nella denominazione comune di “non letale” è gravemente fuorviante e ingannevole. La denominazione “non letale”punta a far passare queste armi per più umane rispetto alle armi convenzionali, dimenticando che armi “umane” non esistono. L’impiego di ogni tipo di armi comporta il pericolo di danni o di morte, che è poi l’obiettivo stesso delle armi. Le cosiddette armi non letali vengono solitamente utilizzate in una fase precoce del conflitto, ma possono anche essere loro stesse a scatenarlo.
Uccidere senza far soffrire
Il ricorso alla violenza da parte di soldati e forze di polizia potrebbe aumentare per il fatto che queste armi vengono presentate come meno pericolose. Il rischio incombente è che queste armi abbassino la soglia del ricorso alla violenza per risolvere i conflitti. L’idea sarebbe quella di neutralizzare il nemico senza lunghe sofferenze e senza esito letale, ma in qual modo e contro chi le cosiddette armi non letali vengono impiegate è un aspetto importante per capire quali sono le loro conseguenze, dal momento che un’arma in grado di neutralizzare un soldato potrebbe ferire o addirittura uccidere un bambino o un anziano.
Altri fattori che concorrono a determinare gli effetti di un’arma sono la distanza da cui si spara e la quantità di colpi esplosi. A mo’ di raffronto si pensi che le armi convenzionali comportano “soltanto” un tasso di mortalità del 25%. Le cosiddette armi non letali vengono impiegate come efficace strumento nelle guerre moderne, o da sole o a integrazione delle armi convenzionali.
Nella guerra del Golfo, per mettere fuori uso la rete energetica dell’Iraq, gli Stati Uniti impiegarono, ad esempio, armi basate sulle frequenze radio, anche senza conoscerne gli effetti sull’uomo. È per questo che le cosiddette armi non letali non vanno considerate come categoria a sé stante ma vanno viste come una componente di un sistema micidiale.
Lo sviluppo delle cosiddette armi non letali aumenta la gamma di opzioni di cui avvalersi in caso di guerra. Il risultato è un maggior dispiegamento di forze e non il contrario. Le cosiddette armi non letali non sono mai all’origine di conflitti non letali. Di pari passo con lo sviluppo di sempre più diversificati tipi di cosiddette armi non letali aumenta l’interesse, da parte delle forze armate, delle forze di polizia e del mondo politico, a sperimentare il modo in cui funzionano.
Misteriosamente “Haarp”
Il sistema Haarp (High Frequency ActiveAuroral Research Project), ossia il programma di ricerca sulle radiazioni ad alta frequenza, sarebbe incluso nella lista delle armi non letali. Nella relazione del 14 gennaio 1999 ci fu, tra l’altro, un’accusa ben precisa contro l’Amministrazione degli Stati Uniti che non aveva inviato un rappresentante per dimostrare, nel corso delle riunioni della competente Commissione Europea, che non vi erano rischi per l’ambiente e per la salute pubblica collegati al programma di ricerca americano.
Il deputato europeo Spencer nella seduta del 27 gennaio 1999 affermò che «gli esperimenti sull’elettromagnetismo polare, avendo studiato l’argomento in maniera approfondita, sono potenzialmente assai pericolosi e addirittura catastrofici». Poi, nel Parlamento Europeo si proibì di parlare di Haarp.

Come Haarp buca la ionosfera!

Preoccupano anche la Comunità Europea
gli esperimenti dell’aeronautica militare americana.
Al programma Haarp sarebbero collegate le famigerate Scie Chimiche
Quest’articolo è la continuazione di Haarp e clima balordo del 6 novembre 2015
di Angelo Severino ©
Haarp è un progetto di ricerca in cui, con potenti onde radio, si riscaldano parti della ionosfera creandovi degli enormi buchi. Il sistema Haarp può provocare mutamenti meteorologici e può anche influenzare tutto l’ecosistema. Può essere impiegato per ancora molti altri scopi, anche militari.
La sottocommissione di “Sicurezza e disarmo” del Parlamento Europeo, convocata a Bruxelles il 5 febbraio 1998, tenne un’audizione in cui si parlò sul sistema Haarp e sulle armi non letali. Benché invitati, i rappresentanti della Nato e degli Usa preferirono non partecipare. La commissione deplorò che gli Americani non avevano inviato nessuno all’audizione e che non avevano approfittato dell’occasione per commentare il materiale presentato.
Haarp, il programma di ricerca sulle radiazioni ad alta frequenza (High Frequency Active Auroral Research Project) è condotto congiuntamente dall’aeronautica militare e dalla marina militare americane e dall’Istituto di geofisica dell’Università dell’Alaska di Fairbanks. Progetti analoghi vengono condotti addirittura in Norvegia, probabilmente in Antartide, ma anche nell’ex Unione Sovietica.
Come si riscalda la ionosfera
Haarp è un progetto di ricerca in cui, con potenti onde radio (attraverso impianti basati a terra e una serie di antenne, ciascuna alimentata da un proprio trasmettitore), si riscaldano parti della ionosfera. Nella ionosfera si trovano, infatti, enormi campi magnetici protettivi denominati fasce di Van Allen, i quali intercettano particelle cariche (protoni, elettroni e particelle alfa). L’energia così generata riscalda talune parti della ionosfera provocando buchi e lenti artificiali.
Haarp può essere impiegato per molti scopi. Manipolando le proprietà elettriche dell’atmosfera si è in grado di porre sotto controllo forze immani. Facendovi ricorso quale arma militare, le conseguenze potrebbero essere devastanti per il nemico. Attraverso Haarp è possibile convogliare in una zona prestabilita energia milioni di volte più intensa di quella che sarebbe possibile inviare con qualsiasi altro trasmettitore tradizionale. L’energia può anche essere indirizzata verso un obiettivo mobile, per cui si potrebbe applicare anche contro i missili del nemico.
Haarp consente anche di migliorare le comunicazioni con i sommergibili e di manipolare la situazione meteorologica globale. Ma è possibile anche il contrario, cioè disturbare le comunicazioni. Manipolando la ionosfera è possibile ostacolare le comunicazioni globali facendo però arrivare a destinazione le proprie.
Un’altra applicazione del sistema è quella di scandagliare a raggi X la terra per vari chilometri di profondità (con una apposita tomografia a effetto penetrante) per esplorare campi di petrolio e di gas, ma anche attrezzature militari sotterranee. Radar in grado di vedere oltre l’orizzonte e di definire gli oggetti a grande distanza sono un’altra delle applicazioni del sistema Haarp. Ciò consente di individuare gli oggetti in arrivo da dietro la curvatura del pianeta.
I mutamenti meteorologici
A partire dagli anni 1950 gli Stati Uniti hanno effettuato esplosioni di materiale nucleare nelle fasce di Van Allen per sondare gli effetti delle esplosioni atomiche a un’altezza così elevata sulle trasmissioni radio e le operazioni radar in virtù dell’intenso impulso elettromagnetico scatenato dalle deflagrazioni. Esse crearono nuove fasce di radiazione magnetica comprendenti quasi tutta la terra. Gli elettroni correvano lungo linee di campo magnetiche creando un’aurora boreale artificiale sopra il Polo Nord.
A tal proposito si ricorda che nel 1958 la US Navy fece esplodere tre bombe dotate di materiale nucleare fissile a un’altezza di 480 km sopra l’Atlantico meridionale. Il test fu concepito dal Ministero della difesa degli Stati Uniti e dalla Commissione per l’energia atomica con il nome in codice “Progetto Argus” (Fonte: dr. Rosalie Bertell). Con questi test militari si sta rischiando seriamente di danneggiare per molto tempo la fascia di Van Allen.
Il campo magnetico terrestre può essere distrutto in vaste aree impedendo le comunicazioni via radio. Secondo scienziati americani ci vorranno probabilmente molte centinaia di anni prima che la fascia di Van Allen si stabilizzi nella sua posizione normale. Il sistema Haarp può provocare mutamenti delle costanti meteorologiche. Esso può anche influenzare tutto l’ecosistema, soprattutto nella sensibile area antartica.
I buchi nell’ozono
Un’altra seria conseguenza di Haarp sono i buchi ionosferici causati dalle potenti onde radio inviate. La ionosfera ci protegge dalle radiazioni provenienti dal cosmo. Speriamo che i buchi giungano a riempirsi nuovamente, ma le esperienze compiute con i mutamenti dello strato di ozono puntano in direzione contraria. Ciò significa che esistono buchi non indifferenti nella fascia protettiva della ionosfera.
A causa delle sue notevoli ripercussioni sull’ambiente, Haarp è una questione che riguarda tutto il mondo e bisogna anche chiedersi se i vantaggi di sistemi del genere controbilancino effettivamente i rischi. Le conseguenze ecologiche ed etiche vanno analizzate approfonditamente prima di qualsiasi altra ricerca e sperimentazione. Haarp è un progetto quasi totalmente sconosciuto all’opinione pubblica, ed è importante aumentare la consapevolezza di quest’ultima in proposito.
Haarp è il proseguimento di cinquant’anni di ricerca spaziale intensiva di evidente stampo militare, portata avanti anche nel quadro delle “guerre stellari” per il controllo delle fasce più alte dell’atmosfera e delle comunicazioni. Tale ricerca deve essere considerata seriamente nociva per l’ambiente, con conseguenze incalcolabili per la vita umana. Nessuno è oggi in grado di dire con sicurezza quali possono essere le conseguenze di Haarp. La cultura della segretezza nell’ambito della ricerca militare dev’essere combattuta.
E dal Parlamento Europeo
«È necessario promuovere il diritto alla trasparenza e alla verifica democratica dei progetti di ricerca militari, come pure il controllo parlamentare. Tutta una serie di atti normativi internazionali (“The An-tarctic Treaty”, “Convenzione sul divieto dell’utilizzo a scopi militari o ad altri scopi ostili delle tecniche di modificazione dell’ambiente”, “Trattato recante principî per il comportamento degli Stati nell’esplorazione dello spazio esterno, compresi la luna e gli altri corpi celesti” e la Convenzione dell’Onu sulle leggi del mare) fanno risultare Haarp assai dubbio non soltanto dal punto di vista umano e politico, ma anche da quello giuridico».
«Il trattato sull’Antartide prevede che l’Antartide possa essere utilizzata solo a scopi pacifici. Ciò potrebbe anche significare che Haarp rappresenta una violazione del diritto internazionale. Tutte le conseguenze dei nuovi sistemi di armamenti devono essere valutate da organismi internazionali indipendenti. Vanno inoltre elaborati altri accordi internazionali tesi a proteggere l’ambiente da inutili devastazioni in caso di guerra». Fontewww.ora-siciliana.eu/
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