Per fortuna ha suscitato obiezioni persino nei mainstream media la proposta di Pitruzzella. Costui, Giovanni Pitruzzella, all’insaputa della maggioranza degli italiani, è una “authority”. Più precisamente, è a capo dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, popolarmente detta “Antitrust”. Secondo Wiki, i compiti istituzionali di Pitruzzella in quanto authority sono: “vigilanza contro gli abusi di posizione dominante, vigilanza di intese e/o cartelli che possono risultare lesivi per la concorrenza, controllo delle operazioni di concentrazione (fusione o take-over) comunicate all’Autorità, che ne valuterà l’impatto sul mercato, tutela del consumatore, in materia di pratiche commerciali scorrette, clausole vessatorie e pubblicità ingannevole, valutazione e sanzionamento dei casi di conflitto d’interesse dei componenti del Governo.”.
Ciò, dal 2011. Per quanto la memoria si sforzi, non riesce ad evocare qualunque intervento del sullodato che abbia lasciato una traccia nella vita civile.
Adesso invece ha dato segno di vita. Si è fatto intervistare nientemeno che dal Financial Times, per proporre la censura su Internet dei blog alternativi. A livello europeo.
I blog sono pieni di notizie che, non essendo autorizzate, sono per definizione false, fake news. E siccome tendono a mostrare che nel Sistema c’è chi guadagna e ne approfitta a danno di chi ci perde e viene sfruttato, esse sono “discorsi d’odio”. Già una delle nostri istituzioni più alte, detta Boldrini, ha espresso la volontà di sopprimere tali notizie. Naturalmente ispirata dal modello di tutti i progressisti, il presidente Obama, che dopo la mancata elezione di Hillary Clinton s’è premurato di emanare la “Direttiva per contrastare la Disinformazione e la Propaganda“; infatti è noto che se la Clinton ha perso, è solo perché gli elettori, invece della CNN, hanno creduto ai blogger e le loro “bufale” (tipo il Pizzagate?) oltre che agli hacker di Putin. In Inghilterra, c’è stato il voto pro-Brexit, nonostante le direttive dei media. In Germania e Francia si vota fra qualche mese, e anche lì lo status quo burocratico è minacciato dai blog che mandano fake news. La Post-verità in politica è uno dei motori del populismo ed è una delle minacce per le nostre democrazie” ha detto Pitruzzella al FT.
Ovviamente l’Establishment chiama “democrazia” il proprio regime. Lo ha fatto anche Hollande nel discorso di Capodanno. La Boldrini crede di incarnare la”democrazia” e perciò si sta adoperando a costituire, con denaro pubblico, una commissione di censura, fatta di membri da lei scelti a suo giudizio, che decreti quali notizie sono false e quali vere – un vero avanzamento della ‘democrazia’. Pitruzzella ha un’idea persino migliore: “i paesi dell’UE dovrebbero istituire organismi indipendenti — coordinati da Bruxelles e modellati sul sistema delle agenzie antitrust — che potrebbero rapidamente etichettare le notizie false, rimuoverle dalla circolazione e infliggere ammende se necessario.”
Ma che tecnocrate è Pitruzzella?
Facilissimo. E conveniente: sia la Commissione con i suoi tecnocrati ad emanare la direttiva di censura, sotto la forma di “organi indipendenti” come le “authorities”, poi si attui a livello nazionale la direttiva. “Ce lo chiede l’Europa”. Le autorità censorie saranno “indipendenti” da chi? Dalla volontà popolare. E beninteso, costituite da tecnici che hanno un pre-giudizio negativo sul “populismo”, ossia sull’alternativa politica al Sistema.
Giusto per capire meglio come sia “indipendente” la Authority chiamata Pitruzzella, domandiamoci: chi è? Da dove viene? Come è salito fino alla poltrona e stipendione pubblico dell’Antitrust? Un lettore ci ha ricordato che Pitruzzella era stato candidato addirittura a giudice costituzionale. Da chi? Da Area Popolare e Scelta Civica, il partito del tecnocrate super-UE Mario Monti. Ma per fortuna non è stato eletto. Anche perché nel 2015 risultava indagato per aver falsato un arbitrato, come si legge qui:
Questo per illustrare quanto “indipendente” è il “tecnocrate” Pitruzzella: individuo “in quota” di un partito ideologicamente eurocratico (non votato da quasi nessuno), con le mani in pasta in affari che un gip giudica degni di scrutinio.
E’ solo un esempio di un caso generale: nel momento in cui l’Unione Europea – sentendosi minacciata dal “populismo” – accelera e rafforza la dittatura tecnocratica propria, si affretta a stringer le viti della gabbia dei popoli, è opportuno vedere come sono i tecnocrati che ci governeranno al posto dei politici: dei collusi ed ammanicati che devono la loro carriera a mafie “politiche”.
Si è visto come le tecnocrazie, in fraterna combutta coi “politici” del PCI (PD), hanno trattato la Montepaschi: Draghi, Visco, la Tarantola sono colpevoli di omessa vigilanza, diffusione di notizie false (fake news), sospetti di commistione di interessi sporchi. Draghi era governature di Bankitalia quando Montepaschi, con Mussari il genio dalemiano, acquistò Antonveneta pagandola il doppio del suo valore. Ignazio Visco, nel 2013 dichiarò: Montepaschi non ha problemi di tenuta. Da allora ha accumulato un buco di 17 miliardi. Raccontare le scelte rovinose e insipienti di Annamaria Tarantola nella manovra monetaria e nella vicenda Montepaschi porterebbe via troppo tempo: basti dire che Mario Monti l’ha spostata alla presidenza Rai (con enorme stipendio) per coprire cose, che dovevano portarla in galera. E Ignazio Visco? “Dal 2008 Bankitalia e Consob hanno chiuso un occhio sull’abitudine delle banche di rifilare bond ai clienti ignari per evitare aumenti di capitale”. Visco assiste, e copre, le più spaventose malefatte della Banca Popolare di Vicenza e perché? Nel 2014 Popolare di Vicenza decide di acquistare (per 9,5 milioni) nella città palladiana Palazzo Repeta: il venditore era Bankitalia, che tentava di piazzare l’immobile senza riuscirci da un quinquennio”. Insomma uno scambio di piaceri aum aum.
Qualcuno avrebbe dovuto finire in galera. Magari l’Antitrust avrebbe dovuto aprire un dossier. Invece eccoli sempre lì, i tecnocrati, a fare i pesci in barile, e ad emettere al più qualche comunicato stampa auto-assolutorio e qualche piattezza di dottrina finanziaria, o qualche fake news a coprire i propri ed altrui delitti nell’arraffo (pardon, “gestione”) dei risparmi nostri.
E la magistratura? Indaga sui conflitti d’interesse della Muraro. I media? Sulla Raggi, la sindaca. A dire il vero, giornali come Il Fatto Quotidiano o Libero stanno rivelando cose orrende su Montepaschi. Il punto è le collusioni fra “tecnocrazia” e interessi potenti e arroganti (spesso padroni dei grandi media) sono tali, da impedire nell’opinione pubblica la chiara natura del problema.
Esempio: vi si fa credere che Montepaschi è strapiena di crediti deteriorati ( 47 miliardi, il 35% dei crediti totali) perché ha prestato a migliaia di piccoli imprenditori che la recessione ha rovinato, o alle famiglie per il mutuo-casa.
Invece, scrive Libero, “il 70% delle insolvenze è concentrato tra i clienti che hanno ottenuto finanziamenti per più di 500mila euro. In totale si tratta di 9.300 posizioni e il tasso di insolvenza cresce all’aumentare del finanziamento. La percentuale maggiore dei cattivi pagatori (32,4%) si trova fra quanti hanno ottenuto più di tre milioni di euro”. Insomma grossi, ricchi debitori. Chi sono? La banca s’è rifiutata di comunicarlo all’associazione dei piccoli azionisti- che è quella che adesso dovrà pagare – per via della privacy. La famosa privacy. Ma si sa più o meno che la famiglia Marcegaglia ha piantato un debito (inesigibile) da 1,6 miliardi, Sorgenia (del fratello di De Benedetti) deve 600 milioni che non restituirà, il defunto Don Verzé 200 milioni. Senza dimenticare “una fidejussione di 8,3 milioni che il Cavaliere Silvio Berlusconi aveva rilasciato a favore di Antonella Costanza, la prima moglie del fratello Paolo. La signora aveva acquistato, per nove milioni, una villa da sogno in Costa Azzurra e poi aveva dimenticato di pagarla”.
Messa così, si comincia a vedere la natura del problema: per salvare Montepaschi, il governo ha stanziato 20 miliardi, nuovo debito pubblico che grava sui contribuenti: insomma ha messo i poveri a pagare per le disonestà e le spese insensate dei ricchi senza scrupoli, fra cui spesseggiano gli”imprenditori” senza qualità, del tutto incapaci che s’indebitano e non restituiscono. In collusione con i banchieri, ossia con questa figura di tecnocrati che hanno il loro vertice in Mario Draghi (e in Italia, di Ignazio Visco).
Ora, la UE è appunto il regime delle tecnocrazie. La tecnocrazia giustifica se stessa e la sua occupazione del potere di governo, e sottrazione della sovranità, con questa argomentazione: il mondo oggi è troppo complesso per lasciarlo governare da dilettanti, che sono i politici “eletti dal popolo”. Ci vogliono scienziati: siamo noi tecnocrati, che abbiamo studiato e, esenti dalle plebee passioni politiche, prescriviamo ciò che è il meglio. Il meglio oggettivo, scientifico.
Già di per sé, la tecnocrazia dei competenti è un incubo totalitario. Ma il peggio è quando le tecnocrazie sono incompetenti, selezionate in base a processi collusivi e non “oggettivi” (una oggettività che del resto è un delirio tecnocratico esso stesso).
Ebbene: noi italiani siamo nelle mani di tecnocrazie ignoranti e incapaci, che distruggono ricchezze reali (le nostre), di fatto delinquono, e non sono più soggette a critica, sono inamovibili perché si sono sottratte al giudizio pubblico, e si cooptano tra loro: come, l’abbiamo raccontato nell’esempio Pitruzzella. Si cooptano tra incompetenti. Si proteggono fra incompetenti. Si parano il didietro fra inetti, con tanta più forza in quanto i loro sbagli diventano evidenti e mostruosi.
Ovviamente, non si pensi nemmeno per un attimo che, invece, i tecnocrati europei siano meno incompetenti. O si muovano in base all’oggettività.
In pochi giorni, la Vigilanza della BCE ha aggravato la situazione di Montepaschi, esigendo prima una ricapitalizzazione di 5, poi no – contrordine – di 8,8 miliardi. Persino 24 Ore ha scritto: “La linea dura della BCE ha reso la crisi del Monte Paschi ingestibile”. Poi, alla radio, un giornalista di 24 Ore di cui non ricordo il nome ha ipotizzato: siccome la Vigilanza BCE è un istituto nuovo, forse c’è stata inesperienza…
Secondo il foglio economico francese La Tribune, invece, la Sorveglianza BCE avrebbe voluto “dare una lezione all’Italia”. Tanto più che nella stessa settimana la BCE si è mostrata “particolarmente benevola con Deutsche Bank: il supervisore ha consentito all’istituto tedesco un “ratio CET Tier 1” a 9,51 contro il 10,7 fin qui”.
Non chiedetemi di spiegare cos’è (se volete potete leggerlo qui: https://www.forexinfo.it/Cet-1-ratio), perché quel che conta è la frase seguente. “Questo abbassamento permetterà a Deutsche Bank, che ha conosciuto un anno movimentato ed è fonte di ansia per i mercati, di versare generosi dividendi e bonus ai suoi dirigenti”.
Ecco quanto è oggettiva la tecnocrazia della BCE e la sua Sorveglianza.
Se c’è un regime peggiore di quello tecnocratico, è quello delle tecnocrazie incompetenti; se c’è un regime peggiore di questo, è il regime delle tecnocrazie incompetenti che fanno “politica” senza dirlo, del tutto inaccessibili ad ogni messa in discussione. Spiegel,a proposito di Montepaschi, attacca: “aiuti di Stato!” e “miliardi per uno zombi”. E a suo modo ha ragione: a che mettere altri 20 miliardi di fondi pubblici in un istituto da cui i depositanti ne hanno portato via una sessantina, e 14 negli ultimi mesi? La banca del PD è morta e non rinascerà. Ma anche la Germania è piena di zombi in ogni Land. E “si prepara a versare 10 miliardi di denaro pubblico per salvare (di nuovo) l’istituto Hsh Nordbank senza coinvolgere nelle perdite gli investitori privati. La banca, controllata all’85% da due Lander (Amburgo e Schleswig-Holstein), è stata messa in ginocchio dai prestiti al settore navale”.
La Cancelleria e il suo ministro Schauble, almeno, saranno competenti quanto basta? Hanno portato l’eurozona – e soprattutto i tedeschi – in una situazione tipo Comma 22. Da cui non si esce senza catastrofe.
Ricapitoliamo. Il sistema bancario italiano ha in pancia 360 miliardi di euro di prestiti andati a male. Il 16% dei prestiti totali, laddove la Spagna, poniamo ne ha solo 6%. Le banche iberiche sono state salvate con iniezioni di denaro pubblico per 60 miliardi, senza che Berlino obiettasse. Per l’Italia, occorrerebbero 80 miliardi di denaro pubblico; e Berlino si oppone, perché l’Italia ha già il debito pubblico del 133% del Pil; inoltre, dal gennaio 2016 proprio Berlino ha imposto la nuova regola del bail-in e proprio contro l’Italia: non più salvataggi con soldi pubblici, se prima non son fatti pagare azionisti, obbligazionisti e depositanti, tosando loro per salvare le loro banche.
Insomma la Germania vuole da noi italioti almeno due cose contraddittorie: che non salviamo le nostre banche mentre le salviamo svenandoci, e nemmeno svalutiamo il nostro debito (come si è sempre fatto) come non possiamo più fare; minaccia di darci legati mani e piedi al Fondo di Stabilità, ossia di farci salire sulla croce in cui tiene da anni la Grecia, ma nello stesso tempo dà retta alla sua opinione pubblica tedesca, la quale si oppone, perché è convinta che mobilitando il Fondo di Stabilità, sarebbe l’economia tedesca a “salvare le economie delle cicale italiane fallite”.
Povera Germania se l’Italia fa default
Tutto giusto e tutto vero. A patto di tacere un piccolo dettaglio. Da quando è entrato in vigore l’euro, l’Italia ha accumulato un deficit verso la Germania di 359 miliardi; quasi la metà dei 754 miliardi di crediti che la Germania ha dato ai partner dell’euro-zona. Come mai? Ma perché gli italiani comprassero auto tedesche, merci tedesche, prodotti tedeschi. Ha fatto credito. Negli stessi anni in cui ci ha rimproverato del “deficit” eccessivo superiore al 3% annuo, e ci ha ordinato di ridurlo con le austerità, ci ha alimentato il deficit eccessivo, e lo ha alimentato a Francia, Spagna, Portogallo, Grecia.
Ora, quei 754 miliardi che sono scritti nei libri contabili come crediti “sani” ed esigibili, lo sono molto meno realmente. Possono diventare istantaneamente “prestiti non performanti” e causare l’implosione di quella banca europoide che è la Germania. Una Montepaschi moltiplicata per 10 o 20. Con la Grecia, Berlino è riuscito ad evitare il momento della verità con una spietata finzione: la finzione che la Grecia resti un paese solvibile, col trucco dell’imporre a tutti gli altri membri di prestare ad Atene cifre colossali per servire il suo debito impagabile, onde dandole la liquidità – pagata con debito ad interesse, che ingigantisce il debito pubblico ellenico già impagabile.
Con l’Italia può riuscire? Il nostro governo, ultra-europeista e ancor meno legttimo dei precedenti, fa’ di tutto per accontentare la UE. Ma forse non ce la farà. Un giorno o l’altro, c’è il rischio (o la speranza) che l’Italia faccia bancarotta. Non perché lo voglia, ma perché non può fare altrimenti, dati gli ordini severissimi e contraddittori che riceve da Berlino.
Secondo me, succederà. Da un momento all’altro, dato che i nostri tecnocrati italofoni sono tanto collusi e incompetenti da non riuscire a preveder né a rimediare, e credono alle loro stesse fake news. Succederà all’imprevista, e dunque in modo incontrollato: dopotutto, siamo il paese di Caporetto e dell’8 Settembre. Sarà il più grande default della storia; affonderebbe il fortissimo sistema tedesco; che dovendo tornare al marco, perderebbe la celebrata competitività accumulata negli ultimi 15 anni, essenzialmente a spese della competitvità che i membri dell’euro hanno perduto.
Il nuovo marco si rivaluterebbe diciamo di un 30 per cento; l’Italia tornerebbe alla lira, svalutata del 20 rispetto all’euro; alleggerita dalla bancarotta (non dovrebbe più pagare i crediti che la Germania ci ha prestato perché acquistassimo le sue merci), potrebbe – dopo i primi sei mesi di devastazione e miseria, avviarsi alla ripresa economica. Forse.
Dico forse, perché molte imprese industriali e molte competenze industriali che avevamo in Italia sono già scomparse, cancellate o comprate da stranieri; più il governo Gentiloni (senza legittimità) ritarderà la bancarotta, e peggio sarà. L’Italia oggi “ha urgenza di uscire dall’euro”. Figurarsi se questi Pitruzzella, questi Visco, Padoan e Tarantola, anche volessero, lo “sanno fare”.
I tecnocrati presentono e paventano. Per questo si affrettano a stringere le viti della gabbia dei popoli; la censura alle informazioni “false” fa’ parte dell’accelerazione con cui il regime conta di solidificarsi e proteggersi, trasformandosi in vera e propria dittatura totalitaria. L’ulteriore stretta sarà l’abolizione del contante. Ora capiamo il perché: senza contante, non sarà possibile la corsa agli sportelli, l’ultima salvezza dei risparmi dalle banche in bancarotta , e sarà realizzato il passo ulteriore verso la moneta unica mondiale dl governo mondiale. L’India ha cominciato l’esperimento, togliendo di mezzo l’85% delle banconote circolanti (ciò che produrrà la più grande carestia mai vista..ma ne riparleremo). L’Australia conta di abolire la banconota massima, da 100 dollari australiani (circa 70 euro).
Il terzo ingrediente della dittatura lo conoscete già: il Terrorismo. Islamico, naturalmente. Quello rivendicato dall’IS con messaggi del SITE di Rita Katz. Che minacci tutti noi nelle nostre città. A una settimana dalla strage di Berlino, il ministro britannico degli Interni, Ben Wallace, ha vaticinato: “Daesh vuol lanciare attacchi chimici nel Regno Unito, colpire un gran numero di individui, uccidere quante più persone possibili”. Prove naturalmente nessuna. Abbiate paura, non fate assembramenti mentre vi stringono le viti dei ceppi. Il link originale è questo: http://www.maurizioblondet.it/accelera-la-dittatura-delle-tecnocrazie-inette/ lo rendo poco visibile perché segnala falsi problemi per via di questa notizia, che è molto scomoda agli apparati criminali di Stato.