Effetti prodotti dai campi magnetici sulla ghiandola pineale.
Video interessantissimo che spiega gli effetti dei cellulari e dei campi magnetici sul nostro cervello ed in particolare sulla ghiandola pineale (epifisi).
Ma cos’è questo piccolo fagiolo che abbiamo nel nostro cervello e a cosa serve?
Leggiamo su Wikipedia.
La ghiandola pineale o epifisi è una ghiandola endocrina delle dimensioni di una nocciola, sporge all’estremità posteriore del terzo ventricolo. Appartiene all’epitalamo ed è collegata mediante alcuni fasci nervosi pari e simmetrici (peduncoli epifisari), alle circostanti parti nervose. Le sue cellule, i “pinealociti” producono la melatonina che regola il ritmo circadiano sonno-veglia, reagendo alla poca luce.
Conosciuta fin dall’era antica, anche per la sua frequentissima calcificazione in età matura, questa ghiandola di circa 1 cm di lunghezza, 0.5 cm di larghezza e 500 mg[1] di peso, è uno dei centri dell’organizzazione circadianadell’organismo[2]. Questa ipotesi ha ricevuto conferma dall’osservazione che nei voli transcontinentali l’organismo necessita di un certo tempo per adattarsi al nuovo ritmo luce-buio nel corso delle 24 ore (fenomeno definito jet-lag) e che la durata del periodo di adattamento viene fortemente ridotta dalla somministrazione orale di melatonina.[3]
Vascolarizzazione
L’epifisi appartiene alla famiglia degli organi circumventricolari (pertanto risulta sprovvista di barriera ematoencefalica). Nonostante questo, la ghiandola pineale è un organo altamente vascolarizzato. In particolare, il sangue arterioso giunge tramite le arterie coroidee posteriori, mentre il sangue venoso affluisce nelle vene cervicali interne[4].
Embriologia
Istologia
Tipo di cellule | Descrizione |
---|---|
| Le cellule parenchimali o pinealociti sono deputati alla sintesi di melatonina. Sono di origine neuroepiteliale e presentano aspetto epitelialoide. Il metodo di impregnazione argentea mette in evidenza la basofilia delcitoplasma e l’aspetto dendritico (con sottili e lunghi prolungamenti che terminano in prossimità dei capillari). Inoltre, i pinealociti producono una matrice proteica che va incontro a calcificazione. Infatti, anche dopo lapubertà, sono presenti concrezioni calcaree denominate acervuli.[7] |
| Le cellule interstiziali costituiscono l’aliquota stromale. Sono elementi gliali modificati, anch’essi di origine neuroepiteliale. Sono presenti fagociti, immersi tra le cellule interstiziali e in prossimità dei capillari che irrorano l’epifisi. Questi svolgono il ruolo di APC.[8] |
Innervazione
L’epifisi riceve informazioni fotosensoriali provenienti dall’occhio da canali neuronali indiretti. La luce percepita dalle cellule gangliari retiniche viene trasformata in impulso elettrico e trasferita al nucleo soprachiasmatico (SCN) tramite il fascio retinoipotalamico (RTH).[9]
In seguito, l’impulso passa all’ipotalamo laterale; da qui al tronco cerebraletramite il fascio prosencefalico mediale e alla colonna intermediolaterale della porzione cervicale del midollo spinale.[10]
A questo punto l’impulso giunge al ganglio cervicale superiore e da qui nel tentorio del cervelletto. Infine attraverso i nervi epifisari giunge all’epifisi.[11]
Melatonina
La produzione di melatonina a volontari umani provoca modeste alterazioni elettroencefalografiche, un’immediata sonnolenza e riduzione della concentrazione ematica di LH e di GH. Infatti, in relazione a quest’ultimo effetto, una maggior concentrazione di melatonina è stata rilevata prima delle mestruazioni e una minore durante il picco di LH. Infatti, la liberazione di melatonina, in assenza di luce, da parte del corpo pineale esercita un feedback negativo sul rilascio da parte dei nuclei ipotalamici di GnRH e ciò riduce il rilascio delle suddette gonadotropine. Pertanto, potrebbe esistere una correlazione tra la concentrazione di tale ormone ed il ciclo mestruale. Anche l’età di insorgenza della pubertà potrebbe essere correlata con tale secreto epifisario: l’entità del rilascio di melatonina si riduce con la crisi puberale, in corrispondenza della quale l’epifisi si presenta invasa da depositi calcarei. Inoltre, si è visto che variazioni dell’entità e della durata della produzione del segnale melatoninico giornaliero può influire anche sulla riproduzione. [13]La melatonina è una sostanza prodotta a partire dal neurotrasmettitore serotonina (5-idrossi-triptamina) per N-acetilazione e ossi-metilazione, in virtù del fatto che i pinealociti contengono l’enzima idrossi-indolo-ossi metil transferasi (HIOMT), enzima marker dell’epifisi.[12]
Sintesi della melatonina
L’esatto ruolo funzionale di questa ghiandola nell’uomo non è stato ancora ben definito.[14]Tuttavia, da molti anni è ormai noto che l’ormone principale prodotto dall’epifisi è la melatonina, il cui ruolo primario è la regolazione del ciclo sonno-veglia (cicli circadiani). La produzione di questo secreto avviene nei mammiferi in base alla quantità di luce percepita dalla retina; in particolare è stato constatato che la secrezione di tale ormone raggiunge il picco durante le ore notturne (la luce, pertanto, inibisce la produzione di tale secreto).[15]
La melatonina viene sintetizzata a partire dalla serotonina e daltriptofano presente nel sangue. Quest’ultimo entra nel pinealocita e tramite diversi passaggi enzimatici viene convertito in serotonina: il primo è mediato dalla Triptofano idrossilasi che converte il triptofano in 5-idrossi-triptofano; successivamente il 5-idrossi-triptofano viene convertito dall’enzima L-amminoacido aromatico decarbossilasi in serotonina.[16]
A questo punto, la conversione della serotonina in melatonina richiede due passaggi, il primo dei quali costituisce la reazione limitante di tutto il processo. Essa consiste nella conversione della serotonina in N-acetil-serotonina.[17] Questa reazione è catalizzata da un N-acetiltrasferasi. Per la produzione di questo enzima è necessaria la presenza del cAMP, nucleotide ciclico sintetizzato dall’adenilato ciclasia patire dall’ATP. Tuttavia, l’attività dell’adenilato ciclasi e pertanto la sintesi del cAMP viene inibita dalla luce: infatti, affinché il cAMP venga prodotto i recettori β-adrenergici devono legarsi alla noradrenalina, rilasciata dai nervi epifisari in assenza di luce.[18]
L’ultima fase della produzione di melatonina è mediata dall’Idrossi-indolo-O-metil-trasferasi. La melatonina non viene accumulata nelle cellule ma secreta immediatamente dal sangue e anche nel liquor, dove passa in circolo attraverso il plesso coroideo. Da qui raggiunge l’encefalo e i tessuti periferici.[19]
Per la biosintesi degli ormoni epifisari si verifica un’influenza diretta da parte del sistema nervoso centrale. Fattori come lo stress (che determina un’attivazione simpatica generalizzata) e farmaci possono provocare l’incremento della produzione di melatonina. Anche impulsi provenienti dall’SNC o l’ipoglicemia possono influenzare i nervi simpatici nella produzione di tale ormone. Altri fattori che modulano la secrezione melatoninica sono le endorfine prodotte dalla midollare surrenale e gli ormoni steroidei.[20]
Secrezione della melatonina
La ghiandola pineale si trova a stretto contatto con il liquido cefalorachidiano. Per spiegare la presenza degli ormoni pineali nel plasma e nelle urine è stata ipotizzata una secrezione pineale anche a livello vascolare. La sede principale di azione della melatonina è nel cervello, ma può agire direttamente anche sulla ghiandola ipofisaria e su altri organi periferici. Anche i livelli liquorali, ematici e urinari della melatonina variano in relazione alla luminosità ambientale con picchi nelle ore di scarsa luminosità ambientale.[21]
La ghiandola pineale nella storia
Antichità
Più tardi le teorie di Galeno verranno spesso estese o modificate. Ad esempio Nemesio di Emesa le ampliò aggiungendovi l’idea della localizzazione ventricolare, secondo la quale ad ogni parte del cervello corrisponde una diversa facoltà: al ventricolo anteriore l’immaginazione, al ventricolo mediano la ragione e a quello posteriore la memoria. Questa teoria verrà adottata fino alla metà del sedicesimo secolo.[23]
Medioevo
In un trattato chiamato “sulla differenza tra spirito e anima” Qusta ibn Luqa combinò le teorie di Nemesio e la concezione di Galeno riguardante la regolazione dello spirito attraverso il verme cerebellare. A tal proposito, applicò la sua teoria per giustificare il flusso di coscienza: secondo le sue ipotesi, coloro che volevano ricordare guardavano in alto in modo che questa appendice vermiforme aprisse il passaggio e permettesse il fluire della memoria. Coloro che volevano pensare, al contrario, guardavano in basso in modo che si chiudesse il passaggio e lo spirito della ragione non fosse corrotto da quello della memoria. Il trattato di Qusta influenzò molto la scolastica europea medioevale.[24]
In molti testi medioevali, tra i quali quelli di Mondino dei Liuzzi, a questa appendice vermiforme fu applicato il termine “pinea”, comportando una certà ambiguità, in quanto questo termine poteva riferirsi sia al verme cerebellare che alla ghiandola pineale.[25]
Rinascimento
All’inizio del XVI secolo, vi furono grandi progressi nel campo dell’anatomia. Niccolò Massa scoprì che i ventricoli cerebrali non sono riempiti di spirito ma di fluido (illiquido cerebrospinale). Andrea Vesalio, inoltre, respinse tutte le teorie riguardanti la localizzazione ventricolare e quelle secondo le quali la ghiandola pineale o il verme cerebellare regolano il flusso di spirito, dissolvendo l’ambiguità riguardo a queste due parti anatomiche che si era creata nel medioevo.[26][27]
Epoca moderna
Visione cartesiana
Cartesio era molto interessato all’anatomia e alla fisiologia umana. Egli tratta largamente della ghiandola pineale, in particolar modo nel trattato “De homine” e nel suo ultimo libro “Le passioni dell’anima” .[29]
Il punto di vista del “De homine” è puramente meccanicistico: in esso infatti Cartesio vede il corpo come nient’altro che una macchina le cui funzioni sono riducibili ai principi fisici della meccanica classica. Non a caso, le teorie cartesiane saranno tra le principali ispiratrici della dottrina medica Iatromeccanica. All’interno di questa macchina la ghiandola pineale gioca un ruolo centrale, poiché coinvolta nella percezione, immaginazione, memoria e nella causalità dei movimenti corporei.[30]
Le “passioni dell’anima” potrebbe essere visto come una continuazione del trattato “sull’uomo”, molti dei temi discussi in esso riguardanti la ghiandola pineale ricorrono. Cartesio approfondisce maggiormente il concetto di anima e corpo, e il ruolo della ghiandola pineale acquista una maggiore importanza dal momento in cui essa è la sede principale dell’anima, nella quale la “res extensa” si unisce alla “res cogitans”.[33]
Sviluppi scientifici
Negli studi scientifici sulla ghiandola pineale, vi furono piccoli progressi fino alla seconda metà del diciannovesimo secolo. Nel 1828, Magendie poté avanzare ancora la teoria che Galeno aveva liquidato. Suggerì che fosse una valvola designata ad aprire e chiudere l’acquedotto cerebrale. [34] Verso la fine del diciannovesimo secolo, comunque, la situazione cominciò a cambiare. Innanzitutto, diversi scienziati lanciarono indipendentemente l’ipotesi che la ghiandola pineale fosse una reliquia filogenica, un vestigio di un terzo occhio dorsale. Una versione modificata di questa teoria è ancora accettata. Inoltre, gli scienziati iniziarono a supporre che la ghiandola pineale fosse una ghiandola endocrina. Questa teoria fu completamente accettata nel ventesimo secolo: infatti, grazie agli sviluppi scientifici e biochimici, attualmente si ha una conoscenza abbastanza completa delle funzioni svolte dall’epifisi e dai suoi secreti.[35]
Parascienza
Filosofia post-moderna
La ghiandola pineale torna ad assumere un ruolo centrale nella filosofia di Georges Bataille, che utilizza il concetto di “occhio pineale” come riferimento ad un punto cieco nella razionalità occidentale, un organo di delirio e di eccesso.[37][38]
Curiosità
Esiste un giornale dedicato alla ghiandola pineale, Il Journal of Pineal Research.[39]
Note
- ^ Anastasi, op.cit., p. 495
- ^ Feling, Endocrinologia e Metabolismo, op.cit., p. 230
- ^ Pontieri, Patologia generale, op.cit., p. 902
- ^ Feling, Endocrinologia e Metabolismo, op. cit., p. 230
- ^ Feling, Endocrinologia e Metabolismo, op.cit., p. 229
- ^ Rosati, Istologia, op.cit., p. 333
- ^ Rosati, Istologia, op.cit., p. 333
- ^ Rosati, Istologia, op.cit., p.333
- ^ Feling, Endocrinologia e Metabolismo, op.cit., p. 230
- ^ Feling, Endocrinologia e Metabolismo, op.cit., p. 230
- ^ Feling, Endocrinologia e Metabolismo, op.cit., p. 230
- ^ Rosati, Istologia, op.cit., p. 333
- ^ Feling, Endocrinologia e Metabolismo, op.cit., p. 209
- ^ Pontieri, Patologia generale, op.cit., p. 914
- ^ Feling, Endocrinologia e Metabolismo, op.cit., p. 230
- ^ Feling, Endocrinologia e Metabolismo, op.cit., p. 230
- ^ Pontieri, Patologia generale, op.cit., p. 914
- ^ Feling, Endocrinologia e Metabolismo, op.cit., p. 230
- ^ Feling, Endocrinologia e Metabolismo, op.cit., p. 230
- ^ Feling, Endocrinologia e Metabolismo, op.cit., p. 230
- ^ Feling, Endocrinologia e Metabolismo, op.cit., p. 208
- ^ Galeno di Pergamo, De usu partium corporis humani liber VIII
- ^ Nemesius Emesenus, de natura hominis graece et latine, cap XII:”De cogitatione” e XIII:”De memoria”.
- ^ Constantinus Africanus, 1536, De animae et spiritus discrimine liber, in: Constantini Africani Opera, pp. 308–317
- ^ Mondino de Liuzzi 1306, Anothomia
- ^ Massa, N., 1536, Liber introductorius anatomiae cap.38
- ^ Vesalius, A., 1543, De Humani corporis fabrica Libri septem
- ^ R. Descartes, Le passioni dell’anima, Parte prima, articoli 31, 32
- ^ Lokhorst, Gert-Jan, 2014 Descartes and the Pineal Gland
- ^ Descartes R., 1662, De homine
- ^ Descartes R., 1662, De homine
- ^ Massa, N., 1536, Liber introductorius anatomiae cap.38
- ^ Descartes, R., 1649, Passiones animae, articulus XXXI e XXXII
- ^ Magendie, F., 1828, Mémoire physiologique sur le cerveau, Journal de physiologie expérimentale et pathologique, 8: 211–229
- ^ parti del paragrafo “la ghiandola pineale nella storia” selezionate e tradotte daDescartes and the pineal gland(Stanford Encyclopedia of philosophy)
- ^ Blavatsky, H.P., 1888, The Secret Doctrine, vol.2 pp 289-306
- ^ Hollier, D, 1989, Against Architecture: The Writings of Georges Bataille
- ^ parti del paragrafo “la ghiandola pineale nella storia” selezionate e tradotte daDescartes and the pineal gland(Stanford Encyclopedia of philosophy)
- ^ en:Journal of Pineal Research
Bibliografia
- G. Anastasi, “Trattato di anatomia umana“, Tomo II, 4a ed., Edi-Ermes, Milano 2006, pp. 1580
- P. Feling, J. D. Baxter, A. E. Broadus, L. A. Frohman, Endocrinologia e Metabolismo, 2aedizione italiana a cura di A. Pinchera, G. Faglia,G. Giordano, L. Martini, G. Di Preussenthal, R. Vigneri, McGraw-Hill, Milano 1991, pp. 1452
- P. Feling, J. D. Baxter, A. E. Broadus, L. A. Frohman, Endocrinologia e Metabolismo, 3a ed. italiana a cura di A. Pinchera, G. Faglia,G. Giordano, L. Martini, G. Di Preussenthal, R. Vigneri, McGraw-Hill, Milano 1997, pp.1722
- G. M. Pontieri, M. A. Russo, L. Frati, Patologia generale, Tomo II, 3a ed., Piccin, Padova 2005, pp. 1443
- P. Rosati, R. Colombo, N. Maraldi, Istologia, 5a ed., Edi-Ermes, Milano, 2007, pp. 640 Fonte: http://www.antennasiantennano.info/