Il costume di Babbo Natale è rosso, ma non da sempre: il conducente di renne più famoso del pianeta smise la tradizionale casacca verde precisamente nel 1931, anno in cui lo “rivestì” del colore aziendale nientemeno che la CocaCola. Lo rivela “Ecosas.com”, in una vera e propria galleria degli orrori firmati dalle “dieci multinazionali più pericolose del mondo”, architrave economica della globalizzazione del pianeta realizzata a spese dei poveri della Terra e poi ovviamente anche degli ignari consumatori. Storie quotidiane, regolarmente ignorate dai media, in cui la realtà supera di gran lunga la più perversa fantasia. Come nel caso del colosso petrolifero Chevron, già Texaco, accusato di aver riversato 18 miliardi di galloni di acqua tossica nei boschi tropicali dell’Ecuador, distruggendo i mezzi di sussistenza degli agricoltori locali e facendo ammalare le popolazioni indigene.
Dopo aver inquinato anche California e New Hampshire, la stessa Chevron sarebbe responsabile della morte dei nigeriani, sulle barricate contro la devastazione del delta del Niger: «La compagnia ha pagato la milizia locale conosciuta per i suoi abusi contro i diritti umani, per mettere a tacere le proteste, fornendo loro perfino elicotteri e barche. I militari aprirono il fuoco contro i manifestanti, e rasero poi al suolo i loro villaggi», racconta “Ecosas” in un intervento tradotto da Silvia Soccio per il blog “Come Don Chisciotte”. Sulle stesse orme della Chevron si muove la De Beers, multinazionale dei diamanti, accusata di non badare a spese e finanziare autentiche guerriglie e dittature del terrore per poter continuare a ottenere, attraverso lo sfruttamento di bambini e adulti, le ambitissime pietre preziose. «In Botswana, De Beers è stata accusata per la “pulizia” delle terre da cui estrae i diamanti, e per il trasferimento forzato dei popoli indigeni che vivevano lì da migliaia di anni. Pare che il governo abbia tagliato le forniture d’acqua, minacciato, torturato e impiccato pubblicamente i dissidenti».
Nella classifica dell’orrore la medaglia di bronzo spetta al colosso mondiale del tabacco, la Philip Morris, mentre si piazza “solo” al quarto posto la leggendaria CocaCola, il “latte del capitalismo”, che inquina il pianeta ed “espropria” risorse vitali come l’acqua, tra le proteste dei poveri di mezzo mondo. Peggio: i terreni agricoli presso i quali la Coca scarica i rifiuti di lavorazione diventano rapidamente sterili, a causa dell’immissione di sostanze tossiche quanto il famigerato Ddt. Segue, nella “top-10” degli scandali planetari, la farmaceutica Pfitzer che «utilizza i bambini nigeriani come cavie» per i suoi vaccini, ed è la prime dieci compagnie Usa responsabili dell’inquinamento atmosferico. A ruota: i veleni alimentari di McDonald’s, i crimini mondiali della Nestlé (il peggiore: le campagne per convincere le madri dei paesi in via di sviluppo a utilizzare il suo latte in polvere per neonati al posto del latte materno, senza fornire le informazioni sulle controindicazioni), e naturalmente la British Petroleum, responsabile della catastrofe della piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico. Chiudono la lista la famigerata Monsanto, che “convince” gli agricoltori di mezzo mondo a rinunciare alla sovranità alimentare, organizzando la loro dipendenza dagli Ogm, e la brasiliana Vale, società mineraria che sta devastando l’Amazzonia. La lista è infinita, ben oltre la “top-10”: Samsung, Tepco, Barclays, Microsoft, Intel, Sony. Vie di scampo? Nessuna, per ora, all’orizzonte. http://www.libreidee.org/